Nuova frammentazione in orbita: si tratta di un vecchio razzo russo

La settimana scorsa, il 18° Space Control Squadron della Space Force statunitense ha confermato che il 15 aprile scorso un razzo di un vecchio vettore russo, abbandonato in orbita dopo l’utilizzo e classificato con il numero di catalogo #32398, si è frammentato in orbita generando almeno 16 nuovi rifiuti spaziali, attualmente monitorati dalle stazioni di terra coinvolte nelle reti di sorveglianza e tracciamento dello Spazio.

Secondo il reportage del giornalista Anatoly Zak, esperto di cosmonautica e amministratore del sito di notizie spaziali “RussianSpaceWeb”, l’oggetto era un razzo di assestamento (ullage motor) utilizzato per il lancio in orbita nel 2007 di tre satelliti della costellazione GLONASS (GLObal NAvigation Satellite System, la controparte russa del sistema di navigazione satellitare GPS.)

Un razzo di assestamento è un motore ausiliario alimentato in maniera indipendente, utilizzato al termine della fase balistica del lancio, quando il vettore si trova già in micro-gravità, per ottenere una piccola accelerazione e spingere il propellente liquido nella corretta posizione all’interno del condotti di alimentazione, in modo da garantirne l’accensione del motore principale evitando discontinuità nel flusso di carburante.
Ai primordi dell’esplorazione spaziale, un certo numero di missioni sono fallite finché non ci si è resi conto del problema della continuità dell’alimentazione all’accensione in condizioni di micro-gravità.

I vettori Proton di fabbricazione russa montano due piccoli razzi di assestamento (peso a vuoto circa 110 kg) chiamati SOZ (Sistema Obespecheniya Zapuska, “sistema di sicurezza per l’accensione”).
“Spesso non esauriscono il carburante di bordo e vengono consuetamente abbandonati in orbita al termine del loro utilizzo”- afferma l’astrofisico Johnathan McDowell dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics.
Per questo, non è raro che esplodano anche ad anni di distanza dal lancio, generando una nuvola di rifiuti spaziali.
“Un evento  prevedibile e ben documentato: nondimeno, molto deplorevole”- conclude McDowell.

Finora 54 SOZ sono esplosi in orbita e attualmente sono sotto monitoraggio almeno 173 rifiuti spaziali associati a questi eventi, ma il numero dei SOZ è probabilmente sottostimato dal momento che il tracciamento è meno preciso per le orbite a quota più alta.
Altri 64 SOZ si trovano ancora abbandonati in orbita in questo momento.

Il razzo che si è frammentato il mese scorso era su un’orbita altamente ellittica, che si estendeva da un perigeo di soli 388 chilometri di quota a un apogeo di più di 19mila chilometri, il che significa che i rifiuti generati resteranno in orbita a lungo prima di distruggersi nel rientro in atmosfera, contribuendo al problema dell’inquinamento spaziale che già affligge in maniera significativa l’utilizzo dello spazio orbitale.