Effetti dello spazio interplanetario sull’asteroide Ryugu

L’analisi dei campioni recuperati dall’asteroide Ryugu dalla navicella spaziale Hayabusa2 dell’Agenzia spaziale giapponese (JAXA) sta gettando luce sugli effetti dell’ambiente magnetico e fisico dello spazio interplanetario sugli asteroidi.
I risultati dello studio, condotto dal professor Yuki Kimura dell’Università di Hokkaido e da collaboratori di altre 13 istituzioni in Giappone, sono pubblicati sulla rivista Nature Communications .

I campioni dell’asteroide Ryugu sono stati analizzati tramite la tecnica dell’olografia elettronica,  ovvero tramite onde di elettroni che penetrando nei campioni permettono di rilevare dettagli della loro struttura e delle loro proprietà magnetiche ed elettriche.

Hayabusa2 ha raggiunto l’asteroide Ryugu il 27 giugno 2018, ha raccolto campioni durante due delicati atterraggi e poi ha riportato i campioni sulla Terra nel dicembre 2020. La navicella spaziale sta ora continuando il suo viaggio nello Spazio, con l’intenzione di osservare altri due asteroidi nel 2029 e 2031.

Il vantaggio di raccogliere campioni direttamente da un asteroide è quello di consentire di esaminare gli effetti a lungo termine della sua esposizione all’ambiente spaziale: il vento solare  e il bombardamento da parte dei micrometeoroidi provocano cambiamenti noti come alterazione atmosferica spaziale.
È impossibile studiare questi cambiamenti con precisione utilizzando la maggior parte dei campioni di meteoriti recuperate a terra, soprattutto a causa degli effetti delle alte temperature subite durante l’attraversamento dell’atmosfera terrestre.

Una scoperta significativa è stata la perdita delle proprietà magnetiche da parte dei piccoli granelli minerali composti da magnetite, detti framboidi, probabilmente a causa di collisioni ad alta velocità con micrometeoroidi tra i 2 e 20 micrometri di diametro. Si spera che lo studio su questi minerali fornisca informazioni sull’evoluzione del campo magnetico dell’asteroide nel corso del tempo.

“Le tracce dell’erosione spaziale che abbiamo rilevato direttamente ci daranno una migliore comprensione di alcuni dei fenomeni che si verificano nel Sistema Solare”, afferma Kimura. Spiega che la forza del campo magnetico agli albori del sistema solare diminuì con la formazione dei pianeti, e la misurazione della magnetizzazione residua sugli asteroidi può rivelare informazioni sul campo magnetico nelle primissime fasi del sistema solare.

“Sebbene il nostro studio sia principalmente di interesse e comprensione scientifica fondamentale,  conclude Kimura, potrebbe anche aiutare a stimare il grado di degrado che potrebbe essere causato dalla polvere spaziale che colpisce veicoli spaziali robotici o con equipaggio ad alta velocità”.