La sfida delle orbite sovraffollate

Alzate lo sguardo in una notte limpida e potreste vedere una serie di punti luminosi che attraversano il cielo. Questi fanno parte della mega-costellazione di satelliti di SpaceX, Starlink, che offre ampio accesso alla comunicazione a banda larga in tutto il mondo.

Dal lancio del primo, lo Sputnik, nel 1957, i numeri sono aumentati vertiginosamente: nel 2022 erano circa 6.000 i satelliti in orbita terrestre ed entro il 2030 una stima suggerisce che saranno quasi 60.000.

Tuttavia, le normative che disciplinano il comportamento nello spazio sono frammentarie e la principale legge internazionale, il trattato delle Nazioni Unite sullo spazio extra-atmosferico del 1967, ha più di 50 anni.

C’è un’enorme quantità di spazzatura, o rifiuti spaziali, in orbita. Quasi 37.000 oggetti di dimensioni superiori a 10 cm vengono tracciati dalle reti di sorveglianza spaziale, secondo i dati dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) di settembre 2024.

Un documento di sintesi del 2022 della società di comunicazioni Viasat, con sede a Washington DC, dipinge un quadro quasi apocalittico: “Senza un intervento tempestivo, rischiamo di portare l’era spaziale a una fine ingloriosa e di intrappolare l’umanità sulla Terra sotto uno strato della sua stessa spazzatura per secoli, o addirittura millenni. Non solo una brusca fine dell’esplorazione spaziale, ma anche la perdita di tutti i vantaggi della tecnologia spaziale, tra cui la navigazione, le previsioni meteorologiche, le misurazioni climatiche e persino la banda larga satellitare (lo scopo previsto per le mega-costellazioni in fase di dispiegamento)”.

“Stiamo installando decine di migliaia di satelliti in orbita terrestre bassa e stiamo scoprendo che stiamo avendo forse un impatto imprevisto su eventi come il rischio di collisione”, afferma John Janka, responsabile degli affari governativi globali e della regolamentazione presso Viasat.

Tracciare e manovrare i satelliti per evitare collisioni è un modo per gestire il rischio. La SpaceX di Elon Musk gestisce i suoi satelliti Starlink con un sistema di prevenzione delle collisioni automatizzato e de-orbita quelli considerati a rischio elevato di diventare non manovrabili.

“Con il crescente numero di satelliti, l’automazione delle loro operazioni in orbita è imminente – afferma Pierluigi di Lizia, docente di meccanica aerospaziale del Politecnico di Milano, l’ente che svolge le analisi di meccanica orbitale per la rete europea di sorveglianza spaziale EUSST in collaborazione con INAF, l’ASI e l’Italian Space Surveillance and Tracking Operation Center del Ministero della Difesa. “Sia per le interessanti evoluzioni tecnologiche che può offrire nell’erogazione di servizi in orbita e nell’esplorazione spaziale, sia per la crescente complessità nella gestione di un numero elevato di satelliti, mantenendo comunque gli operatori coinvolti nei processi decisionali. Tuttavia, l’automazione deve essere implementata garantendo sempre la sicurezza dei sistemi satellitari e del volo spaziale umano. Solo in questo modo potremo sfruttarne appieno i numerosi vantaggi, integrando l’automazione delle operazioni e dei processi decisionali nella gestione del traffico spaziale”.

Ma come interagiranno le diverse costellazioni tra loro? Si chiede Ian Christensen, direttore senior della Secure World Foundation, un’organizzazione non-profit con sede negli Stati Uniti “Mentre la Cina inizia a implementare la sua e così Amazon con il progetto Kuiper e altre arriveranno in futuro, come possiamo garantire che siano coordinate, che gli operatori si scambino dati sulla posizione, in modo che gli altri sappiano dove si trovano?”

“La definizione di linee guida per mitigare il rischio legato alla generazione di rifiuti spaziali è parte dell’agenda di numerosi organismi internazionali ”
“Un esempio è l’Inter-Agency Space Debris Coordination Committee – continua Di lizia – un forum governativo internazionale dedicato al coordinamento globale delle attività relative alle problematiche dei rifiuti spaziali. Nonostante le azioni intraprese, stiamo osservando un aumento del numero di congiunzioni in orbita, soprattutto tra satelliti e rifiuti in orbita terrestre bassa. A causa dell’aumento del numero di lanci di satelliti, stiamo inoltre riscontrando un fenomeno nuovo: questi passaggi ravvicinati rischiosi avvengono sempre più spesso tra satelliti operativi, le cui manovre devono quindi essere opportunamente coordinate. Il cambiamento delle condizioni del traffico spaziale ci richiede, pertanto, di definire strategie di coordinamento sempre più efficaci e puntuali”.

Secondo molti, unirsi a livello globale non è auspicabile ma inevitabile, poiché la comunità spaziale dovrebbe lavorare insieme e coordinarsi il prima possibile, sviluppare sistemi “inter-operabili”, ovvero hardware, software e connettività di rete standardizzati in modo che le varie realtà spaziali possano “parlare tra loro”. Inoltre, questo renderebbe le cose più efficienti e quindi più sostenibili, per esempio riducendo la quantità di hardware da lanciare.

Un’altra via per mantenere sostenibili le orbite potrebbe essere la rimozione attiva dei rifiuti spaziali.
Che si tratti di sistemi inter-operabili, soluzioni tecnologiche o regole migliori per la gestione dello spazio orbitale terrestre, la questione di come mantenere sostenibili le attività spaziali riguarda tutti.