Che lo operazioni nello Spazio fossero lo specchio della situazione geopolitica sulla Terra lo sapevamo dalla corsa allo spazio degli anni ’60, riflesso della guerra fredda tra il blocco occidentale e quello sovietico.
Ma oggi, con la proliferazione dei lanci spaziali e la questione sempre più pressante dei rifiuti spaziali, anche il recupero degli oggetti caduti sulla Terra può diventare un campo di scontro tra i numerosi attori internazionali in gioco.
Il 4 novembre scorso abbiamo riportato la notizia del rientro incontrollato dello stadio principale del vettore Lunga Marcia 5B dell’Agenzia Nazionale Cinese per lo Spazio (CNSA, China National Space Administration), lanciato il 31 ottobre precedente per portare in orbita il terzo e ultimo modulo della stazione spaziale cinese Tiangong, ora completata.
Il rischio presentato da questo tipo di vettori dipende dal fatto che lo stadio principale del razzo, dopo essere stato lanciato direttamente in orbita terrestre bassa per effettuare l’inserimento orbitale del carico, non dispone di sistemi di controllo per il rientro atmosferico, con la conseguenza di non poter decidere dove precipiterà alla fine della sua caduta.
Ma il rientro incontrollato dello stadio principale non è l’unico pericolo costituito da questi lanci: anche i razzi ausiliari (booster) del Lunga Marcia 5B, separati dal corpo principale del missile dopo aver esaurito la loro spinta alla partenza, possono diventare pericolosi in quanto possono precipitare su zone abitate o su bracci di mare utilizzati dal traffico marittimo.
In particolare, i lanci effettuati dalla base di Wenchang, nell’isola di Hainan nel Sud della Cina, passano sopra le acque territoriali delle isole delle Filippine, che quindi possono essere coinvolte dalla caduta di queste componenti.
Il 9 novembre scorso, infatti, fonti ufficiali del governo delle Filippine hanno affermato di aver ragione di sospettare che relitti appartenenti a un razzo cinese fossero individuati al largo delle coste di due province delle Filippine.
Anche l’Agenzia Spaziale delle Filippine (PhilSA, Philippine Space Agency) ha confermato che si trattava probabilmente di parti del razzo Lunga Marcia 5B lanciato nei giorni precedenti.
Non è la prima volta che succede: già nello scorso agosto un rifiuto spaziale di un razzo cinese (con tanto di bandiera rossa a cinque stelle) era stato rinvenuto nei pressi dell’isola filippina di Mindoro e, più di recente, altri relitti metallici sono stati ritrovati nella stessa Mindoro e anche nell’isola Palawan.
Ma la storia non è finita: il 21 novembre scorso, il vice ammiraglio Alberto Carlos della Marina Militare delle Filippine ha dichiarato che un vascello della Guardia Costiera Cinese ha appropriato un relitto metallico fluttuante requisendolo ad una nave battente bandiera filippina.
La nave filippina aveva trovato il relitto e lo stava rimorchiando quando il vascello cinese ha bloccato la sua rotta, tagliando successivamente i cavi utilizzati per il traino, e infine appropriandosi del relitto per poi allontanarsi.
I marinai della nave filippina, secondo quanto ha riferito l’ammiraglio, non hanno reagito in quanto non si trattava di una situazione di vita o di morte.
Questa azione, particolarmente grave per le regole marittime internazionali e soprattutto compiuta senza alcuna spiegazione diplomatica, si inserisce in una lunga serie di comportamenti aggressivi della Cina nel Mar Cinese Meridionale, su cui la Repubblica Popolare Cinese afferma rivendicazioni territoriali ma su cui si affacciano anche le Filippine, la Malesia, il Brunei, l’Indonesia, il Vietnam, e Taiwan.
Il problema della caduta e del recupero dei rifiuti spaziali entra quindi pienamente nelle questioni geopolitiche globali e può essere fonte di tensioni diplomatiche, e come tale deve essere affrontato in maniera coordinata dalla comunità politica internazionale.