Missione completata per il satellite europeo Ers-2, che ha concluso nell’Oceano Pacifico la sua carriera lo scorso 21 febbraio. Si trattava di un satellite per l’osservazione della Terra mediante telerilevamento, entrato in servizio nel 1995. Assieme al suo gemello Ers-1, lanciato nel 1991, ha svolto un ruolo cruciale in vari ambiti, tra cui il monitoraggio degli oceani e delle calotte polari.
Il satellite è stato essenziale, ricorda l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), anche nella gestione delle catastrofi, fornendo informazioni critiche durante inondazioni e terremoti. All’epoca del lancio, portava a bordo gli strumenti per l’osservazione della Terra più sofisticati mai sviluppati fino ad allora in Europa.
Peraltro, quando Ers-2 venne lanciato il concetto di cambiamento climatico era meno compreso di quanto lo sia attualmente. I dati raccolti da questi e da altri satelliti hanno quindi aiutato a misurare l’impatto delle attività umane sulle dinamiche climatiche del pianeta. Ma tutto ciò che va su, prima o poi deve tornare giù. Ers-2 è stato ritirato dal servizio attivo già nel 2011.
L’Agenzia Spaziale Europea ha utilizzato gli ultimi residui di carburante, ha svuotato le batterie e ha abbassato il satellite dalla sua quota operativa di 785 chilometri fino a 573 chilometri, per ridurre il rischio di collisione con altri satelliti e detriti spaziali. Una precauzione che andava oltre le strategie di mitigazione dei detriti spaziali esistenti all’epoca e che è culminata nel rientro di Ers-2 nell’atmosfera terrestre dopo 13 anni di decadimento orbitale, causato principalmente dall’attrito atmosferico.
Alle ore 18:17 del 21 febbraio, il satellite ha completato il rientro incontrollato nell’Oceano Pacifico settentrionale, tra le isole Hawaii e l’Alaska. Ers-2 è solo uno dei tanti oggetti che rientrano periodicamente nell’atmosfera terrestre: succede infatti più volte all’anno che satelliti di dimensioni simili ricadano sulla Terra.
La traiettoria di rientro di Ers-2, pur non controllabile, è stato tracciata con attenzione dall’ufficio detriti spaziali dell’Esa. La strategia di rientro del satellite fa parte degli sforzi più ampi dell’agenzia per garantire la sostenibilità a lungo termine delle attività spaziali. Come, per esempio, l’iniziativa “Clean Space”, che promuove lo sviluppo di nuove tecnologie per missioni spaziali più sostenibili, e l’approccio “zero detriti”, che ridurrà ulteriormente i residui lasciati nelle orbite terrestri e lunari dalle missioni future.
L’Agenzia spaziale europea si dice, in definitiva, impegnata a mantenere pulite le orbite spaziali per le nuove missioni in arrivo nei prossimi anni, in modo che i benefici dell’esplorazione spaziale possano continuare anche per le future generazioni.