Le comete non si sbriciolano tutte allo stesso modo

Un gruppo internazionale di 45 scienziati che studia gli sciami di meteore ha scoperto che le comete non si disintegrano tutte nello stesso modo quando si avvicinano al Sole.
In un recente studio pubblicato su Icarus, i ricercatori hanno collegato queste differenze alle condizioni del disco protoplanetario in cui le comete si formarono 4,5 miliardi di anni fa.

Secondo Ames Peter Jenniskens, astronomo del SETI Institute e della NASA, “i meteoroidi che osserviamo come meteore nel cielo notturno hanno dimensioni simili a piccoli ciottoli”. Questi ciottoli sono ciò che, durante la formazione del Sistema Solare, collassò per formare le comete.
“Una volta che i ciottoli diventano abbastanza grandi da non viaggiare più insieme al gas protoplanetario vengono distrutti da collisioni reciproche prima che possano proseguire l’accrescimento.
Comete e asteroidi primitivi invece si sono formati quando nubi di questi ciottoli sono collassate localmente in corpi di dimensioni chilometriche e più grandi”.

Quando le comete si avvicinano al Sole, si frantumano in meteoroidi più piccoli che co-orbitano con la cometa per un po’ e possono in seguito creare sciami di meteore quando impattano l’atmosfera terrestre.
Jenniskens ipotizza che le comete si scompongano nelle dimensioni di quei ciottoli che l’hanno costituita e che quindi la distribuzione di dimensioni e le caratteristiche fisiche di questi flussi meteoritici giovani possano riflettere le condizioni del disco protoplanetario di origine.

Il team di Jenniskens, che include sia astronomi professionisti che amatoriali, utilizza telecamere a bassa luminosità, distribuite globalmente, per monitorare gli sciami di meteore.
Questo progetto, sponsorizzato dalla NASA, si chiama “CAMS” (Cameras for Allsky Meteor Surveillance).
Queste telecamere rilevano le tracce luminose dei meteoroidi, il momento in cui si accendono e il loro rallentamento nell’atmosfera terrestre, misurando persino la composizione di alcuni di essi.

I ricercatori hanno esaminato 47 giovani sciami di meteore, scoprendo che provengono principalmente da due tipi di comete: quelle della famiglia di Giove, originarie della fascia di Kuiper oltre Nettuno, e quelle di lungo periodo, provenienti dalla Nube di Oort, che circonda il nostro Sistema Solare.
Le comete di lungo periodo si muovono su orbite molto più ampie rispetto alle comete della famiglia di Giove e sono molto più debolmente trattenute dalla gravità del Sole.

Lo studio ha evidenziato che le comete della famiglia di Giove, composte da ciottoli che nella loro storia hanno subito una significativa frammentazione, si sono formate più vicino al Sole e sono fatte da meteoroidi più piccoli e densi, hanno infatti un 8% di materiali solidi in media più alto, e con una maggiore varietà di materiali solidi.

Invece, le comete di lungo periodo si sono probabilmente sviluppate in condizioni più delicate, forse oltre l’orbita di Nettuno, a 30 unità astronomiche, con meteoroidi a bassa densità.  I loro sciami di meteore contengono un 4% abbastanza costante di un tipo di meteoroidi solidi che sono stati riscaldati in passato e ora si illuminano solo a bassa quota nell’atmosfera terrestre e in genere sono poveri di sodio.

Simulazione del disco protoplanetario. NASA/JPL-Caltech