Completato con successo il primo taglio di metalli nello Spazio

Con centinaia di milioni di pezzi che fluttuano in orbita, i cosiddetti rifiuti spaziali, e un numero sempre maggiore di satelliti lanciati nell’orbita terrestre bassa, enti pubblici e aziende private di tutto il mondo sono alla ricerca di nuove soluzioni per proteggere e preservare l’ambiente spaziale.

All’inizio della scorsa estate, le aziende aerospaziali statunitensi Voyager e Nanoracks hanno annunciato la prima missione dimostrativa Outpost Mars Demo-1 (OMD-1) per effettuare il primo esperimento di taglio di  metallo in orbita, utilizzando una tecnica chiamata fresatura per attrito, per tagliare l’acciaio resistente alla corrosione che si trova comunemente nei razzi spaziali.

L’esperimento ha avuto successo e ha offerto spunti di riflessione sulle sfide e sui miglioramenti necessari per sviluppare questa tecnica e quindi investire maggiormente nello Spazio come luogo di riciclaggio, produzione e costruzione.

La missione OMD-1 è stata lanciata lo scorso 25 maggio, condividendo lo stadio superiore del razzo Falcon 9 del programma Rideshare nella sua quinta missione Transporter, un programma di SpaceX cui molte piccole aziende e start up possono lanciare i propri satelliti a costi ridotti.

La missione consiste di un braccio robotico articolato in miniatura basato su un dispositivo di fresatura ad attrito disponibile in commercio, in grado di operare ad alte rotazioni al minuto per tagliare una cedola di pochi centimetri di acciaio resistente alla corrosione, simile al guscio esterno di razzi spaziali.

Mentre il Falcon 9 ha espletato la sua missione rilasciando in orbita gli altri “viaggiatori”, circa 40 piccoli satelliti, OMD-1 è rimasta nello stadio superiore dove ha effettuato il suo esperimento durato una decina di minuti circa e trasmettendo dati e immagini alle stazioni di ricezione a terra.
L’esperimento è avvenuto all’interno di un involucro sigillato, per garantire che nessun frammento potesse sfuggire dalla navicella OMD-1 , generando nuovi rifiuti spaziali.

La missione OMD-1 ha raggiunto il suo obiettivo tagliando una singola cedola, ma non è riuscita ad effettuare l’esperimento extra di tagliare altre due cedole disponibili.
La causa è ignota ed è attualmente oggetto di indagine.

Infine, dopo un’orbita terrestre, lo stadio superiore del Falcon 9 è poi rientrato nell’atmosfera, bruciando con il carico utile OMD-1 sopra l’Oceano Pacifico.

Questa dimostrazione di successo nel taglio del metallo in orbita rappresenta il primo passo verso l’ obiettivo di costruire veicoli nello Spazio” ha dichiarato Marshall Smith, vicepresidente senior dei sistemi spaziali di Nanoracks.
“Approfondiremo il motivo per cui le due cedole in più non sono state tagliate. Con quanto appreso finora, siamo incredibilmente ansiosi di apportare le modifiche necessarie per essere in grado di condurre nuovi esperimenti di taglio e saldature di metalli in orbita nel prossimo futuro e dimostrare come sia possibile produrre e costruire direttamente nello Spazio” – conclude Smith.

Il successo di questa missione è infatti fondamentale per l’obiettivo a lungo termine di Voyager e Nanoracks di convertire gli stadi superiori dei razzi in avamposti in orbita, evidenziando il pieno potenziale dell’infrastruttura-as-a-service nello Spazio e della sostenibilità orbitale.

La missione OMD-1 è stata parzialmente finanziata dalla NASA e gestita da Nanoracks, con l’assistenza di partner quali Maxar Technologies e United Launch Alliance.

Fotografia di Outpost Mars Demo-1, ormai pronta per il lancio con Transporter 5 di SpaceX. Crediti: Nanoracks