In queste pagine, è già capitato di parlare del rientro incontrollato di parti dei vettori spaziali cinesi: l’ultima volta è stato il 4 novembre scorso, quando si è concluso nell’Oceano Pacifico il rientro dello stadio principale del razzo cinese Lunga Marcia 5B, lanciato il 31 ottobre per portare in orbita il terzo e ultimo modulo della Stazione Spaziale cinese Tiangong.
Esempi precedenti risalgono per esempio a maggio 2020, quando una parte di un vettore cinese era precipitato nell’Oceano Atlantico, e a maggio 2021 , quando invece il rifiuto spaziale era caduto nell’Oceano Indiano.
Senza contare lo schianto del razzo della missione Chang’e 5-T1 sulla superficie della Luna a febbraio 2022, e quello che è probabilmente l’evento più conosciuto, il rientro incontrollato della precedente struttura orbitale cinese Tiangong-1 nell’aprile 2018.
Questi eventi sono la conseguenza della particolare configurazione dei vettori cinesi Lunga Marcia 5B, per i quali l’imponente stadio principale è lanciato direttamente in orbita terrestre bassa per effettuare l’inserimento orbitale del carico, per poi rientrare in modo incontrollato dopo un certo numero di orbite.
Si tratta di una tecnica diversa da quella standard, e più innocua, che sfrutta invece due stadi: un primo stadio per il lancio e che rientra generalmente senza causare alcun problema, e un secondo stadio più piccolo che viene utilizzato per l’inserimento orbitale.
Con questo ultimo lancio del modulo Mengtian, la Cina ha completato quella che sembra la configurazione finale della Stazione Spaziale Tiangong (che in cinese significa Palazzo Celeste), composta dal modulo centrale Tianhe (Armonia Celeste), lanciato ad aprile 2021, e dai due moduli Wentian (Ricerca dei Cieli) e Mengtian (Sogno dei Cieli), ai quali viene di volta in volta agganciato il modulo di rifornimento Tianzhou (Nave Celeste).
La Tiangong rappresenta quindi attualmente la seconda struttura abitata in orbita attorno alla Terra insieme alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS).
La prima stazione spaziale a orbitare intorno alla Terra è stata nel 1971 la sovietica Salyut-1, seguita da altre stazioni con lo stesso nome; le successive sono stata lo statunitense Skylab (1973-1979) e la sovietica (poi russa) Mir (1986-2001).
La ISS è al momento la più longeva, con il primo modulo Zarya lanciato nel 1998 e tuttora attiva 24 anni dopo: tuttavia si prevede che la sua vita operativa non possa durare oltre il 2030.
Per allora, se non ci saranno estensioni o nuovi lanci, la Tiangong sarà l’unica stazione in orbita intorno alla Terra.
La Cina è quindi diventata in un tempo relativamente breve (un anno e mezzo) la terza potenza mondiale dopo Unione Sovietica e Stati Uniti ad aver messo in orbita una stazione spaziale modulare, e i suoi progetti di esplorazione spaziale la proiettano tra i principali protagonisti di questa nuova “corsa allo Spazio” del 21esimo secolo.
Tuttavia, lo ha fatto in una maniera che può essere considerata spregiudicata, ignorando alcune delle principali buone pratiche per preservare la sicurezza orbitale e contenere il problema dell’inquinamento spaziale, senza considerare le conseguenze che potrebbe avere il rientro incontrollato di un relitto dalle dimensioni di un’intera Stazione Spaziale o del Lunga Marcia 5b.
Una speranza per un comportamento più responsabile dell’Agenzia Nazionale Cinese per lo Spazio (CNSA) vengono dallo studio di misure di mitigazione per il rientro orbitale dei rifiuti spaziali, ma la strada per una collaborazione internazionale sul tema appare purtroppo ancora lunga.