La sera del 14 febbraio 2023, attorno alle 19 ora locale, un brillante bolide di magnitudine assoluta -10 faceva la sua comparsa nei cieli di Puglia e Basilicata. Questo fireball, informalmente chiamato “bolide di San Valentino“, è stato ripreso da tre camere all-sky della rete Prisma coordinata dall’Inaf: Castellana Grotte, Tricase e Vasto.
La caccia ai frammenti prodotti da questo evento era partita subito dopo che il bolide, la sera del 14 febbraio, ha illuminato i cieli di Basilicata e Puglia. Di ciò che è sopravvissuto del meteoroide dopo l’attraversamento dell’atmosfera, sono stati recuperati oltre 110 grammi in 12 frammenti principali, il maggiore dei quali ha una massa di circa 50 grammi, e decine di frammenti più piccoli.
Il materiale è finito sul balcone esterno di una casa fra Contrada Rondinelle e Contrada Serra Paducci alla periferia nord di Matera, scheggiando la mattonella di un terrazzo e danneggiando un pannello fotovoltaico sul tetto della stessa casa.
A mettere sulle tracce della meteorite due fratelli, Gianfranco e Pino Losignore, è stata la madre che ha raccontato di aver sentito “un botto” provenire dall’esterno del balcone della casa mentre si stava preparando per la cena. Un controllo ha portato Gianfranco e Pino a vedere una mattonella che mostrava “un segno profondo” e a ritrovare diversi frammenti di aspetto roccioso sparsi sul del terrazzo.
“Senza aver saputo dai media locali, informati dal progetto Prisma, della possibile caduta di meteoriti nella zona di Matera, forse – hanno spiegato – avremmo semplicemente spazzato il pavimento del balcone, senza salvare nulla. Una cosa sconvolgente ma molto emozionante”, hanno riferito.
A quel punto il contatto con l’INAF, il sopralluogo di alcuni partecipanti al progetto Prisma e la raccolta di tutti i reperti disponibili.
Grazie ai dati ottenuti dalle camere della rete Prisma, triangolando, è stato possibile ricostruire la traiettoria del bolide.
L’oggetto celeste ha iniziato a brillare a una quota di circa 90 km per poi seguire una traiettoria discendente inclinata di circa 60° rispetto al terreno, muovendosi con una velocità iniziale di 16-17 km/s da Bari verso Matera. Si tratta di una velocità tipica per un oggetto di origine asteroidale.
La parte luminosa della traiettoria del bolide è terminata a un’altezza di 22-23 km. Una volta estinto, il residuo del meteoroide ha iniziato la fase di “volo buio”, proseguendo la caduta verso il suolo, verticalmente e a una velocità di circa 300 km/h. E già i primi calcoli indicavano con buona probabilità la caduta di meteoriti a pochi chilometri a nord di Matera.
Il materiale raccolto è stato analizzato presso i laboratori dell’Istituto di Fisica Nucleare del Gran Sasso e del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze per determinare, rispettivamente, la presenza di radionuclidi cosmogenici, cioè prodotti dall’azione dei raggi cosmici durante la permanenza del meteoroide nello spazio interplanetario, e la composizione chimica e mineralogica.
I risultati hanno permesso di stabilire che si tratta di una meteorite appartenente alla classe delle condriti ordinarie di tipo H5.
La Meteoritical Society ha pubblicato questi risultati sul suo bollettino, “battezzando” la meteorite con il nome “Matera”.
Per il progetto Prisma si tratta del secondo successo nell’arco di tre anni, dopo il ritrovamento della meteorite “Cavezzo” agli inizi di gennaio del 2020.