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Le sonde NASA aiutano a svelare i piani del Sole

Il 23 aprile 2023, una tempesta geomagnetica insolitamente intensa ha sorpreso gli scienziati e illuminato i cieli notturni con aurore visibili nel sud degli Stati Uniti. Gli esperti avevano previsto un evento moderato, ma la realtà si è rivelata ben diversa. Nuove analisi, rese possibili da missioni spaziali eliofisiche della NASA, stanno facendo luce su ciò che ha davvero scatenato questa tempesta.

La NASA ha infatti una flotta di sonde spaziali posizionate strategicamente in tutta la nostra eliosfera: dalla sonda solare Parker, vicino al Sole, che osserva gli esordi del vento solare, ai satelliti attorno alla Terra, fino al più lontano oggetto artificiale, il Voyager, che invia osservazioni sullo spazio interstellare. Ogni missione è posizionata in un punto di osservazione critico e ben studiato per osservare e comprendere il flusso di energia e particelle in tutto il Sistema Solare, aiutandoci a districare gli effetti della stella con cui viviamo.

Tutto è iniziato due giorni prima, quando un’espulsione di massa coronale (CME) — una nube di plasma solare e campi magnetici — è stata lanciata dal Sole verso la Terra. Sebbene non apparisse particolarmente veloce o potente, nonché preceduta da un brillamento solare relativamente debole, ha generato una tempesta sorprendentemente violenta. Secondo uno studio pubblicato su The Astrophysical Journal, l’intensità inattesa potrebbe essere dovuta all’interazione tra la CME e un vicino buco coronale, che ha deviato e ruotato la nube di particelle, allineando i suoi campi magnetici in in direzione opposta a quello della Terra, consentendo a una maggiore quantità di energia solare di riversarsi nell’ambiente terrestre e intensificando la tempesta.

Effetti inaspettati sono stati osservati anche nell’atmosfera superiore. Il satellite GOLD ( (Global-scale Observations of Limb and Disk) della NASA ha misurato un insolito raffreddamento nella termosfera dopo la tempesta, con temperature scese fino a 90 °C.
Questo raffreddamento, causando una contrazione della termosfera, ne riduce la densità alle quote orbitali e, di conseguenza, influenza l’orbita di satelliti e rifiuti spaziali, cosa che può aumentare i rischi di collisione.

Nel frattempo, nuove tecniche basate sull’intelligenza artificiale promettono di migliorare le previsioni delle tempeste solari. Un modello chiamato GeoCME, addestrato con immagini della sonda SOHO, è riuscito a distinguere le CME capaci di provocare tempeste geomagnetiche (21 su 21 casi) da quelle innocue (5 su 7).

E un’altra ricerca ha mostrato che satelliti posizionati più vicino al Sole rispetto ai sensori attuali potrebbero raddoppiare i tempi di preavviso, offrendo preziosi minuti in più per prepararsi a eventi estremi.

Durante la tempesta geomagnetica di maggio 2024 — la più intensa degli ultimi 20 anni — la sonda STEREO-A della NASA si trovava, per coincidenza, più vicina al Sole rispetto al consueto Punto di Lagrange 1  (situato tra la Terra e il Sole, a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra in direzione del Sole).

Questo ha permesso di misurare in anticipo la struttura magnetica delle CME dirette verso la Terra. Uno studio pubblicato nel 2025 ha stimato che, se STEREO-A avesse agito come sentinella, avrebbe potuto fornire un preavviso dell’intensità della tempesta con oltre due ore di anticipo rispetto agli attuali sistemi.

 

Per approfondire:

How the CME on 2023 April 21 Triggered the First Severe Geomagnetic Storm of Solar Cycle 25
Concurrent GOLD and SABER Observations of Thermosphere Composition and Temperature Responses to the April 23–24, 2023 Geomagnetic Storm
Prediction of Geoeffective CMEs Using SOHO Images and Deep Learning
First Observations of a Geomagnetic Superstorm With a Sub-L1 Monitor