Aurore marziane

Anche Marte offre lo spettacolo delle aurore.  A volte, su scala globale.
È quanto avvenuto nello scorso mese di febbraio, in via eccezionale addirittura tre volte in un paio di settimane.

La sonda MAVEN della NASA, in orbita intorno al pianeta rosso, ha infatti registrato una tripletta di aurore globali nelle prime settimane di febbraio, più precisamente il 3-4 febbraio, 7-10 febbraio e 15-16 febbraio.
A osservarle è stato in particolare lo strumento Imaging Ultraviolet Spectrograph (IUVS) della sonda, il quale osserva nelle lunghezze d’onda dell’ultravioletto. Probabilmente anche le aurore marziane hanno una componente in luce visibile, ma MAVEN non ha telecamere in grado di vederle. 

Secondo Nick Schneider, planetologo alla guida del team responsabile di IUVS: “Marte sta vivendo il suo massimo livello di attività aurorale negli ultimi 10 anni”.

Le aurore osservate a febbraio sono state causate dallo scontro con l’atmosfera marziana di particelle energetiche solari, accelerate dalle onde d’urto prossime alle eiezioni di massa dalla corona solare (CME).

“Marte è attualmente colpito da circa una o due CME ogni mese, portando una fornitura abbondante di particelle energetiche solari”, spiega Rebecca Jolitz, planetologa del team dello strumento Solar Energetic Particle (SEP) di MAVEN, specificando inoltre che le CME non devono necessariamente colpire Marte per ottenere effetti, poiché anche particelle solari energetiche provenienti da CME che si propagano lateralmente possono innescare le aurore.

Poiché l’attuale ciclo solare si sta avvicinando verso il massimo, sono attesi altri eventi che permetteranno di studiare come le tempeste solari influenzano l’atmosfera marziana.
Dopotutto,  non solo le particelle energetiche solari, ma anche i protoni nel vento solare e la riconnessione magnetica possono produrre aurore, ciascuna con le proprie forme e colori.

Sarebbe sicuramente molto comodo vedere l’aurora con la stessa facilità dai poli e dall’equatore anche sulla Terra. Ma su Marte ciò è possibile poiché il pianeta non ha quasi alcuna protezione dalle tempeste solari, mancando un campo magnetico simile a quello terrestre che rende difficile penetrare ovunque nell’atmosfera alle particelle provenienti dal Sole.