Le Tauridi nascondono uno sciame di asteroidi? Prossimi incontri nel 2032 e 2036

Una nuova analisi condotta da ricercatori dell’Università del New Mexico in collaborazione con il Los Alamos National Laboratory (LANL) nell’ambito del programma di difesa planetaria suggerisce che le meteore della corrente delle Tauridi, note anche come “bolidi di Halloween” potrebbero essere collegate a un aumento del rischio di impatti o esplosioni atmosferiche (airburst) nel 2032 e nel 2036.

La sciame meteorico delle Tauridi prende il nome dalla costellazione del Toro, da cui sembra irradiarsi, ed è generato dalla Cometa Encke, che ha lasciato una lunga scia di detriti in orbita intorno al Sole. Due volte l’anno la Terra interseca questa scia: in ottobre-novembre visibili come meteore notturne (Tauridi) e in giugno come meteore diurne (Beta Tauridi) le quali possono però essere osservate solo quando generano bolidi eccezionali visibili anche di giorno.

I ricercatori hanno valutato che il rischio associato a oggetti delle Tauridi di dimensioni sufficientemente grandi da provocare un’esplosione in atmosfera (simile a esempi storici come gli eventi di Tunguska o Chelyabinsk) potrebbe essere maggiore delle stime attuali.

È stata presa in considerazione la possibile esistenza di uno “sciame risonante” (Taurid Resonant Swarm, TRS): un gruppo di piccoli oggetti che, lungo l’orbita delle Tauridi, viene periodicamente richiamato dalla gravità di Giove.

Gli oggetti della corrente delle Tauridi compiono sette orbite attorno al Sole ogni due orbite di Giove.
Questo particolare rapporto, noto come risonanza 7:2, fa sì che parte dello sciame subisca l’influenza gravitazionale del pianeta a intervalli regolari, avvicinandosi periodicamente al pianeta e creando zone di maggiore densità lungo lo sciame. Non è esclusa la possibilità che presenti una popolazione significativa di frammenti delle dimensioni del corpo di Tunguska.

Secondo i ricercatori, se questo sciame risonante di Tauridi esiste davvero, potrebbe incrociare l’orbita terrestre nel 2032 e nel 2036, periodi in cui la Terra sarebbe esposta a un rischio di impatti leggermente più alto del normale.

Sebbene la probabilità complessiva di impatto resti molto bassa, gli autori sottolineano che si tratta di un fenomeno che vale la pena monitorare attentamente: è necessario implementare indagini mirate dedicate alla quantificazione dell’eventuale popolazione, all’identificazione di oggetti potenzialmente pericolosi e al rilevamento di impatti imminenti durante il passaggio ravvicinato dello sciame.