I lanci spaziali procedono a ritmo serrato, complice anche la diminuzione del costo dei satelliti che ha portato allo sviluppo di grandi costellazioni satellitari, con conseguente aumento dei rifiuti spaziali.
Ma quali sono gli effetti di tutto ciò sulla nostra atmosfera?
Il gruppo di ricerca di Jamie Shutler, docente dell’Università di Exeter, ha condotto uno studio sugli impatti atmosferici dell’industria spaziale, pubblicato sul numero di agosto della rivista Nature Geoscience.
I risultati suggeriscono come siano necessari il monitoraggio e una regolamentazione della situazione, per creare un’industria spaziale sostenibile dal punto di vista ambientale.
Secondo l’articolo, se i lanci spaziali continuano a questo ritmo si rischia di raddoppiare il contenuto di particelle di aerosol che ogni anno vengono introdotte nell’atmosfera, determinando di conseguenza un aumento delle particelle di alluminio che possono raggiungere la stratosfera e causare la perdita di ozono (fondamentale per la protezione dalle dannose radiazioni ultraviolette prodotte dal Sole).
“Solo di recente stiamo godendo di tutti i vantaggi dell’accesso allo Spazio, ma la nostra comprensione del loro impatto ambientale è ancora limitata”, ha affermato Shutler. “Diverrà sempre più importante per la scienza e l’industria massimizzare questi benefici riducendo al minimo gli effetti negativi”.
Secondo Shutler, la ricerca in questo settore ha fatto molti passi avanti. Un esempio è la pubblicazione da parte dell’industria spaziale dei dati sulle emissioni prodotte durante i lanci. A questi andrebbero aggiunti anche le informazioni sulle sostanze contenute all’interno dei vari satelliti.
Grazie a questi dati e alla collaborazione di professionalità diverse, come progettisti di razzi, scienziati dell’atmosfera, modellatori numerici, ingegneri, scienziati del clima e tanti altri, sarà possibile studiare con dettaglio crescente l’impatto ambientale delle attività spaziali.
In un altro studio, pubblicato a giugno sulla rivista Earth’s Future, i ricercatori dell’University College London (UCL), dell’Università di Cambridge e del Massachusetts Institute of Technology hanno valutato l’impatto dei lanci e dei rifiuti spaziali sullo strato di ozono stratosferico e sul clima globale.
Eloise Marais, co-autrice dello studio e docente di geografia fisica presso l’UCL, ha sottolineato la necessità di soluzioni più sostenibili per la gestione dei rifiuti spaziali. Infatti, anche se un razzo in rientro dovesse bruciare completamente, rilascerebbe in atmosfera un inquinante (l’ossido nitrico) che contribuirebbe all’esaurimento dell’ozono nella stratosfera.
Un altro loro studio, appena avviato, riguarda la stima delle potenziali emissioni prodotte dai programmi Starlink e Starship di SpaceX.
Sebbene tale ricerca sia ancora in corso, “i risultati preliminari suggeriscono che l’aumento dei lanci dei satelliti Starlink sono motivo di preoccupazione”, ha affermato Marais.
Ad aggiungere un altro punto di vista sull’argomento è l’Ufficio di Responsabilità del Governo degli Stati Uniti (GAO).
Il rapporto di settembre del GAO sostiene che durante la fase di rientro in atmosfera i veicoli spaziali producono emissioni composte da vernici, resine e materiali tossici e radioattivi utilizzati nei componenti dei veicoli spaziali, come l’elettronica e le batterie.
“I lanci e i rientri producono particelle e gas che possono influenzare la temperatura dell’atmosfera e ridurre lo strato di ozono. Per mitigare questi effetti si potrebbe limitare l’uso di motori a razzo responsabili di emissioni nocive”, afferma lo studio del GAO.
Per quanto riguarda le emissioni dovute ai rientri, il GAO ha osservato inoltre che l’entità di questi effetti è ancora poco conosciuta a causa della mancanza di dati osservativi, in quanto l’industria non rilascia informazioni sulla composizione dei satelliti.
Nella primavera del 2022 risultano quasi 5.500 satelliti attivi in orbita e si prevede il lancio di altri 58.000 entro il 2030. Insieme a questi numeri cresce anche l’importanza che questo argomento sta acquisendo, ma solo grazie a una collaborazione e cooperazione su più fronti e settori sarà possibile raggiungere un’imprescindibile sostenibilità ambientale nello Spazio.