Una meteorite per studiare il Sistema Solare primordiale

Nel maggio 2020, nel deserto del Sahara meridionale in Algeria, come spesso accade nelle aree desertiche, sono stati scoperti frammenti di rocce insolite contenenti cristalli particolarmente grandi di colore verde.
Niente kriptonite, purtroppo, ma questi frammenti si sono rivelati parte di una meteorite identificata come
Erg Chech 002 dal luogo del ritrovamento, e che costituisce il più antico campione di roccia vulcanica mai trovato, formatosi probabilmente nel mantello di un protopianeta agli albori del Sistema Solare.

In uno studio, pubblicato su Nature Communications da un gruppo di ricerca dell’Università Nazionale Australiana a Canberra, è stato analizzato con grande precisione il contenuto in piombo e uranio delle rocce spaziali, permettendo di calcolare l’età in maniera molto accurata.

Il calcolo è basato sul decadimento di due isotopi radioattivi (uranio- 235 e uranio-238) che con il passare del tempo si trasformano rispettivamente in piombo-207 e piombo-206): misurando la quantità di questi quattro isotopi, e sapendo qual è il tasso di conversione degli elementi originari, è stato possibile calcolare l’età del campione: 4,5 miliardi di anni, con un margine di errore di soli 120.000.

Questa rappresenta una delle stime più precise mai effettuati per un oggetto spaziale e mette in discussione alcune assunzioni comunemente accettate sulla composizione chimica della nebulosa che ha dato origine al Sistema Solare, in particolare la distribuzione dell’alluminio-26.

L’alluminio-26 è stato un elemento chiave nella formazione del Sistema Solare: non solo perché oggi possiamo utilizzarlo per datare eventi importanti nei primi milioni di anni di vita del nostro sistema planetario, ma perché il suo decadimento è stata una delle principali fonti di calore interno ai protopianeti nella loro fase primordiale.

Per comprendere meglio la distribuzione di alluminio-26 nello Spazio, il gruppo di ricerca ha combinato i dati di questo isotopo con le informazioni sull’uranio e sul piombo nelle proprie misurazioni, scoprendo che Erg Chech 002 possiede molto più alluminio-26 di altre categorie di meteoriti, come le angriti vulcaniche.

Questo ha permesso di scoprire che l’alluminio-26 era distribuito nella nebulosa di polvere primordiale in maniera meno omogenea di quanto si fosse finora ipotizzato, aprendo una nuova finestra sulla chimica e sulla fisica dell’origine del Sistema Solare.

 

Guarda la meteorite Erg Chech 002, classificata come acondrite non raggruppata (ossia il cui corpo di origine non è conosciuto). Crediti: Yuri Amelin