La NASA e SpaceX stanno studiando per allungare la vita operativa del Telescopio Spaziale Hubble.
Il numero di oggetti in orbita intorno al nostro Pianeta è già molto alto, ed è destinato a crescere nel tempo.
Molti di questi sono sono vecchi satelliti giunti ormai al termine del loro utilizzo e che rimangono in orbita come rifiuti spaziali, anche per molto tempo, in attesa che la minuscola resistenza dell’atmosfera residua a quote orbitali sottragga loro velocità facendoli decadere fino a precipitare sulla Terra, bruciando nell’atmosfera.
Ma non per tutti è detta l’ultima parola.
Il Telescopio Spaziale Hubble è stato messo in orbita terrestre bassa dallo Space Shuttle Discovery nel 1990 ad una quota di circa 600 km dalla superficie terrestre, e nel corso degli anni è stato visitato 5 volte da diversi equipaggi dello Shuttle, per riparazioni e manutenzione, di cui l’ultima missione nel 2009.
Nel frattempo, l’orbita del telescopio spaziale è decaduta lentamente, abbassandosi fino ad oggi a circa 540 km dalla Terra.
Con la chiusura del programma Shuttle nel 2011 non esistono al momento programmi spaziali in grado di visitare l’Hubble, e si prevede quindi che la sua vita operativa possa continuare non oltre il 2030-2040, con un successivo decadimento dell’orbita e infine un rientro atmosferico che ne causerebbe la distruzione.
Tuttavia, l’ipotesi di riuscire ad allungare la vita operativa del telescopio orbitale non è mai stata esclusa completamente, e in una conferenza stampa del 29 settembre di quest’anno la NASA insieme alla SpaceX ha annunciato che avrebbe intrapreso uno studio di fattibilità per l’ipotesi di utilizzare una capsula spaziale Dragon del programma commerciale privato Polaris per riportare l’Hubble all’orbita iniziale, in modo da permettere al telescopio spaziale di restare operativo ancora per altri quindici o vent’anni.
Si tratta come detto di uno studio di fattibilità, ossia un lavoro preliminare per capire se ci sono le possibilità, tecniche ed economiche, di realizzare l’idea: non c’è quindi ancora né un piano né una missione.
Lo studio dovrebbe impiegare circa sei mesi, e raccoglierà dati sia dalla NASA sia dalla SpaceX su tutti gli aspetti del progetto: le opportunità di rendezvous in orbita, il sistema di agganciamento, e la possibilità per la struttura composta dalla capsula e dal telescopio di sopportare la spinta impressa dai motori della Dragon per spostare l’Hubble sull’orbita obiettivo.
Tutte queste operazioni potrebbero essere eseguite in automatico e in remoto da una capsula Dragon priva di equipaggio, o comunque senza l’intervento diretto di alcun astronauta.
Ma sono state ventilate anche ipotesi più ottimistiche, che coinvolgono anche altre operazioni di manutenzione, che possono essere svolte durante una attività extra-veicolare da parte dell’equipaggio. Nessuna “passeggiata spaziale” è ancora stata eseguita fuori da una capsula Dragon di SpaceX, ma il piano di sviluppo prevede un tentativo proprio durante la prima missione del programma Polaris: questo permetterebbe di aggiustare o sostituire componenti del telescopio che hanno subito l’ingiuria del tempo.
Le risposte a queste domande arriveranno solo alla fine dello studio di fattibilità, ma resta che questo annuncio sembra aprire la strada a nuove collaborazioni pubblico-privato per allungare la vita agli strumenti, scientifici e commerciali, che si trovano in orbita, e mitigare così i problemi derivati dalla presenza di rifiuti spaziali inattivi in orbita intorno alla Terra.