Alle 11:04 ora italiana dell’11 novembre 2025, la regione attiva AR4274 ha prodotto un brillamento solare di classe X5.2, il terzo evento di grande intensità in soli tre giorni consecutivi. Si tratta di una delle fasi di attività solare più elevate di questa parte del ciclo solare, dopo il massimo raggiunto a inizio 2025.
L’evento ha generato più espulsioni di massa coronale (CME) dirette verso la Terra, che secondo i modelli potrebbero fondersi durante il tragitto e potenziare gli effetti sull’ambiente geomagnetico terrestre.
Le previsioni attuali indicano la possibilità di una tempesta geomagnetica severa (classe G4), una delle più intense degli ultimi anni.
Tuttavia, la visibilità delle aurore polari – possibili anche a latitudini insolitamente basse – non è garantita e dipende da un fattore cruciale: la direzione del campo magnetico interplanetario trasportato dalla CME.
Quando una CME raggiunge la Terra, porta con sé il proprio campo magnetico. La sua componente più importante è la componente verticale (nord–sud) del campo magnetico interplanetario, chiamata BZ.
Se BZ è positiva, cioè orientata verso Nord, il campo magnetico terrestre tende a respingerlo, riducendo l’interazione con quello terrestre: in queste condizioni è improbabile osservare aurore.
Al contrario, se BZ è negativa, quindi orientata verso Sud, i due campi magnetici si “agganciano” dando luogo a un trasferimento di energia nella magnetosfera terrestre, che può generare aurore più intense e diffuse, anche a latitudini insolitamente basse.
L’orientamento di BZ può cambiare anche più volte durante il tragitto della CME, motivo per cui la comparsa delle aurore non può mai essere prevista con certezza.
Secondo la NOAA Space Weather Prediction Center (SWPC), la probabilità più elevata di tempesta geomagnetica severa è attesa nella notte tra il 12 e il 13 novembre.