L’Italia si conferma una grande potenza spaziale e si ritaglia un ruolo storico in quella che è la prima missione pensata per la Difesa Planetaria, la missione DART della NASA, nel tentativo di deviare la traiettoria di un asteroide.
Se la sonda DART di 570 kg si è comportata da manuale centrando alle 01:14 ora italiana a una velocità di oltre 22mila km/h l’asteroide Dimorphos (160 metri di diametro) a undici milioni di km dalla Terra, anche il nanosatellite italiano LICIACube, 14 kg con dimensioni 30x20x10cm, testimone oculare dell’impatto, non è da meno.
A una distanza di 11 milioni di km dalla Terra, LICIACube, satellite finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana e realizzato dall’azienda Argotec a Torino, sta facendo tutto quello che doveva fare, dal rilascio della sonda madre DART due settimane fa al reportage fotografico con le sue due fotocamere Leia e Luke. Il satellite ha catturato circa 600 immagini.
Mentre alcune fotografie di LICIACube sono arrivate a Terra già a 3 ore dall’impatto, per altre occorrerà attendere.
La finestra di download dei dati copre infatti un arco temporale di alcuni giorni, in quanto il nanosatellite non possiede un’antenna di grande dimensioni per comunicare a Terra.
Queste ci mostreranno la sequenza dell’impatto e dalla loro analisi sarà possibile capire quanto sia stata efficace la spinta per modificare l’orbita
di Dimorphos attorno al più grande asteroide near-Earth Didymos (780 metri di diametro).
Gli scienziati stimano un aumento del periodo orbitale attorno a Didymos dell’ordine dell’1%, approssimativamente dieci minuti.
I dati scientifici che sanciranno se la missione ha raggiunto il suo scopo sono sotto la responsabilità dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.
Attendiamo, dunque, il verbale di questo incidente.
Apri i seguente link per guardare e scaricare le prime fotografie scattate da LICIACube dopo l’impatto:
fotografia 1
fotografia 2
fotografia 3