Continuano gli studi sui risultati della missione DART, la prima missione spaziale di test per la difesa planetaria, che lo scorso 26 settembre ha colpito l’asteroide Dimorphos, un piccolo corpo roccioso in orbita intorno all’asteroide maggiore Didymos (qui le infografiche ufficiali della NASA tradotte da Sorvegliati Spaziali). Lo scopo della missione era verificare se fosse possibile deflettere l’orbita di un oggetto celeste in caso di rischio di impatto con la Terra.
Dal momento dell’impatto, Dimorphos è stato oggetto di attente osservazioni, prime fra tutte quelle della sonda LICIACube dell’Agenzia Spaziale Italiana, ma anche dei telescopi spaziali Hubble e James Webb, nonché degli osservatori astronomico dell’ESO, che hanno confermato il successo della missione.
Ora, nuove osservazioni eseguite dal telescopio spaziale Hubble hanno scoperto uno sciame di frammenti di roccia intorno a Dimorphos, proiettati probabilmente nello spazio quando la sonda della NASA, del peso di più di 600 chilogrammi, ha colpito la superficie dell’asteroide a una velocità di oltre 6 metri al secondo.
Lo Space Telescope Science Institute, ha studiato le immagini, individuando 37 frammenti di roccia, di dimensioni comprese tra poco meno di 1 metro e più di 6 metri di diametro, che si stanno allontanando da Dimorphos a una velocità relative inferiore ad un chilometro l’ora (quindi una velocità relativamente bassa).
Molto probabilmente, non si tratta di frammenti creati direttamente dall’impatto, ma di massi già presenti sulla superficie dell’asteroide che sono stati sollevati dalla collisione, ma servono ulteriori studi per valutare la loro traiettoria e il meccanismo preciso di espulsione.
Secondo le stime, i frammenti sparpagliati dalla collisione costituiscono circa il 2% dei massi che costellavano la superficie di Dimorphos, per una massa che non dovrebbe superare lo 0,1% della massa totale dell’asteroide.
Questi parametri permettono di fare ipotesi sulle dimensioni del cratere generato dall’impatto della sonda della NASA, che potrebbe essere intorno ai 100 metri di diametro.
Sapremo molto di più sulle conseguenze fisiche dell’impatto di DART quando Dimorphos verrà visitato dalla sonda HERA dell’Agenzia Spaziale Europea nel 2026, che osserverà direttamente la superficie dell’asteroide e potrà dirci di più sulla traiettoria di questo nuovo sciame di massi.
Immagine del sistema Dydymos-Dimorphos ripreso dal Telescopio Spaziale Hubble con evidenziati i frammenti [Image NASA, ESA, D. Jewitt (UCLA); Image Processing A. Pagan (STScI)]