Le tempeste geomagnetiche – conosciute più comunemente come tempeste solari – sono perturbazioni della magnetosfera terrestre causate da fenomeni particolarmente intensi di attività solare, come eruzioni di plasma coronale e brillamenti.
Il campo magnetico terrestre è in grado di difendere gli organismi viventi dalle folate più intense del vento solare, ma rimangono comunque esposti alla pioggia di particelle energetiche tutta una serie di componenti tecnologici da cui siamo sempre più dipendenti, come i satelliti.
L’ultimo esempio è la perdita di 40 su 49 satelliti della costellazione Starlink per l’internet spaziale lanciati lo scorso 3 febbraio da Space X. In questo specifico caso i piccoli satelliti si sono surriscaldati a causa dell’aumento di densità dell’atmosfera terrestre indotto appunto da una forte tempesta solare.
Prevedere le tempeste solari è difficile. Si ritiene che siano più probabili durante una fase attiva del Sole, quando compaiono più macchie solari. Tuttavia, un nuovo studio pubblicato recentemente su Nature Communications dimostra che questa regola potrebbe venir meno per le tempeste molto grandi.
Ce ne parla la prima autrice, Chiara Paleari, laureata in Scienze ambientali a Milano e attualmente ricercatrice in Svezia al dipartimento di geologia dell’Università di Lund.
Servizio di Stefano Parisini
Crediti Video: NASA GSFC, NOAA, E. Irizarry / Sociedad de Astronomia del Caribe (SAC)
Musica CC: Sneaky Snitch by Kevin MacLeod
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