Alla fine, nelle giornate tra il 10 e il 12 maggio 2024 , si è verificata la forte tempesta geomagnetica attesa.
A partire da inizio maggio, sul Sole è apparsa una regione attiva di macchie solari che si è via via sempre più estesa, denominata AR 3664. Essa presenta un’elevata complessità magnetica e ha generato diversi brillamenti solari, tra i quali quelli che hanno portato ad almeno sette eiezioni di massa dalla corona in direzione della Terra. Il plasma di tali eiezioni è poi arrivato a contatto con il campo magnetico del nostro pianeta a partire dalla serata di venerdì 10 maggio.
In particolare, nella notte tra venerdì 10 e sabato 11 maggio 2024 questo incontro ha provocato la tempesta geomagnetica severa (classe G4 e Kp=8) attesa dallo Space Weather Prediction Center (SWPC) della NOAA.
Alle 19:45, ora italiana, infatti, alcune delle eiezioni di massa coronale osservate hanno raggiunto la Terra, con diverse ore di anticipo rispetto alle difficili previsioni, dando inizio a una notte movimentata.
La tempesta geomagnetica ha cambiato intensità nel corso delle ore, in un saliscendi che ha prima visto la tempesta diventare moderata (classe G2) per poi giungere fino al livello di tempesta estrema (classe G5 e Kp=9, non accadeva dal 2003) intorno all’una di notte italiana.
Nelle ore successive la tempesta è rimasta severa, con un altro picco estremo intorno alle ore 13 italiane di domenica 12 maggio e infine, alternando momenti più moderati ad altri più severi, rimanendo come tempesta moderata di classe G3 nel corso della notte seguente. La tempesta è terminata nella mattina di lunedì 13 maggio.
Inoltre, se già nei due giorni precedenti il 10 maggio la regione AR 3664 aveva generato diversi brillamenti di varia intensità, tra la notte dell’11 maggio e la giornata del 12 maggio, la stessa regione ha generato altri tre brillamenti potenti (classe X).
Questa tempesta eccezionale del Ciclo solare 25 ha portato con sé diversi effetti, visibili in entrambi gli emisferi fino a latitudini notevolmente più basse del solito.
Per quanto riguarda l’Italia, sono stati riscontrati problemi con la navigazione satellitare e i servizi di internet satellitare. Ma, soprattutto, si è potuto assistere, da nord a sud, a diversi fenomeni aurorali.
Nella notte tra venerdì 10 e sabato 11 maggio è stata visibile, ad occhio nudo e da tutta Italia, l’aurora boreale. È apparsa, coi suoi drappeggi in movimento, più o meno intensa a seconda del momento e della zona di osservazione, dominata dal rosso dovuto alle interazioni con l’ossigeno molecolare, ma con sfumature di verde e blu in alcuni momenti.
Nella notte successiva è stata osservata da diverse località un’aurora rossastra più debole, bassa sull’orizzonte: si trattava ancora dell’effetto della tempesta in corso in fase di decadimento, non alimentata dalle altre eiezioni di massa coronale.
Immortalati in numerose foto diffuse tramite i social network, i colori rossi aurorali hanno alimentato molte discussioni sulla natura esatta del fenomeno che abbiamo ammirato, facendo pensare a molti osservatori al fenomeno del SAR (Stable Aurora Red arcs, cioè Arco aurorale rosso stabile).
Come suggerisce il loro nome, i SAR sono anch’essi una forma di emissione aurorale. Sono dovuti all’interazione delle correnti ad anello, particelle che scorrono da Est verso Ovest attorno alla Terra intrappolate dal campo magnetico terrestre, con l’atmosfera superiore a seguito di una tempesta geomagnetica. Queste correnti possono eccitare gli atomi di ossigeno con conseguente rilascio di emissione di colore rosso secondo lo stesso processo dell’aurora.
I SAR tendono a formarsi però a latitudini intermedie e possono apparire come archi rossi stabili, cioè senza la dinamicità e i drappeggi tipici delle aurore.
Tuttavia, non sono facilmente distinguibili da una aurora sulla base di una fotografia o della semplice osservazioni, anche perché aurore e SAR possono essere concomitanti. Per confermare la presenza di un SAR è necessaria un’analisi approfondita delle spettro energetico delle popolazioni delle particelle coinvolte nell’evento.
Pertanto, allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile dire se nelle notti tra il 10 e il 12 maggio, oltre alle aurore boreali, che hanno mostrato emissioni colorate e dinamiche, si siano formati SAR o meno. La conferma o la smentita potrà giungere solo da studi specialistici approfonditi.
Va comunque ribadito che sia che siano state viste solo aurore boreali o una loro combinazione con un SAR , siamo stati testimoni di un fenomeno raro alle nostre latitudini e dovuto a un Sole sempre più attivo.
Infine, la regione attiva AR 3664, responsabile delle recenti tempeste geomagnetiche, è ancora presente sul disco solare rivolto verso la Terra, ma sta per tramontare. Poiché si tratta di una regione enorme è probabile che la rivedremo tra circa due settimane, dopo che avrà completato il giro del Sole. Chissà che non ci riservi nuove sorprese.