Cosa faremmo se un asteroide si trovasse in rotta di collisione con la Terra? La comunità scientifica ha partecipato a un esercizio di simulazione di uno scenario ipotetico di impatto per rispondere a questa domanda.
Dal 3 al 7 aprile 2023 si è tenuta a Vienna, in Austria, l’8a Conferenza sulla Difesa Planetaria dell’Accademia Internazionale di Astronautica (IAA, International Academy of Astronautics), sotto l’egida dell’Ufficio per gli Affari dello Spazio Extra-Atmosferico (UNOOSA, United Nations Office for Outer Space Affairs), a cui ha partecipato anche una delegazione dell’INAF, compreso INAF Sorvegliati Spaziali.
All’interno della conferenza, il gruppo guidato dal responsabile dell’Ufficio del Programma NEO della NASA, Paul Chodas, ha presentato l’esercizio di simulazione per mostrare passo passo quali sarebbero gli scenari in caso si verificasse questo evento.
Queste le premesse dell’esercizio: l’immaginario asteroide viene scoperto il 10 gennaio 2023 dall’Osservatorio Inter-Americano di Cerro Tololo, in Cile, e il Minor Planet Center gli attribuisce il nome 2023 PDC dal Minor Planet Center.
In base alle prime stime, l’oggetto ha una dimensione di alcune centinaia di metri e la sua orbita si avvicina a quella della Terra a una distanza di meno di 7,5 milioni di chilometri: per questo viene classificato come asteroide potenzialmente pericoloso (PHA, Potentially Hazardous Asteroid).
Dopo poche settimane, le agenzie spaziali determinano che l’asteroide ha una probabilità di impatto di 1 su 10.000 al suo passaggio ravvicinato nell’anno 2023.
All’aumentare delle osservazioni e delle misure, crescono anche le probabilità di impatto (e così il suo valore nella Scala Palermo): all’inizio di aprile 2023 la stima è di 1 possibilità su 100, e viene determinata anche la possibile data dell’evento: 22 ottobre 2036.
Nella simulazione, 2023 PDC continua a essere osservato nei mesi e negli anni seguenti, in modo da determinare con più accuratezza la sua traiettoria, e la zona di incertezza si restringe di conseguenza: se la Terra rimane all’interno di questa zona, le probabilità di impatto continueranno a salire; se invece la Terra finisce fuori dalla zone di incertezza, la probabilità di impatto crolla immediatamente a zero.
All’interno dello stesso orizzonte temporale, vengono messe in atto strategie per caratterizzare in maniera più precisa l’asteroide, come per esempio missioni spaziali per misurarne da vicino le dimensioni, la tipologia, e la composizione.
Contemporaneamente, basandosi su calcoli estremamente precisi della rivoluzione e della rotazione della Terra, viene determinato un “corridoio di rischio” lungo la superficie del nostro Pianeta: una lunga striscia sulla superficie terrestre che contiene i possibili punti di impatto dell’ipotetico asteroide killer e per i quali vengono stimati i possibili effetti (distruzione diretta, danni dovuti all’esplosione, onde di tsunami, effetti globali, andando a modificare la sua categoria nella Scala Torino).
A quel punto, il fattore critico diventa la dimensione di 2023 PDC: nelle stime più ottimistiche, intorno a 300 metri, la devastazione coinvolge una zona estesa a un intero continente; intorno ai 600 metri, siamo al limite di una catastrofe globale; oltre il chilometro, gli effetti globali sarebbero assicurati.
Per quanto puramente immaginario, l’esercizio serve a mostrare come il rischio rappresentato da un asteroide si evolverebbe nel corso degli anni, quali potrebbero essere le misure di mitigazione, e quali invece i danni in caso di impatto.
L’esercizio comprende inoltre anche le varie fasi della comunicazione dell’evento (comunicati stampa e briefing).
Ne parleremo in un prossimo articolo.
Visualizza l’orbita dell’asteroide immaginario e il corridoio di rischio.
orbita simulata
corridoio di rischio 1
corridoio di rischio 2
Nota al corridoio di rischio.
Il corridoio di rischio è rappresentato tramite un tracciato di punti rossi. Anche se ci sono spazi vuoti tra i punti, il corridoio di rischio è in realtà una regione continua, con probabilità di impatto proporzionale alla densità media per metro quadro dei punti.
I punti diventano più distanziati verso la fine del corridoio perché l’asteroide entra con angoli di elevazione più bassi in quelle regioni.